20 Marzo 2011
Quando ridere è profanazione dell’anima. Adempimento di uno schernoa
cura H.Edda Cacchioni
Nel medioevo, da un lato c’era la chiesa che considerava il ridere una mostruosità diabolica, dall’altro i Re si divertivano con giullari e parodie di sermoni e predicatori.
Ridere come coesione sociale.
In questo periodo, nasce lo Charivari. Consisteva nell’insieme di persone della comunità rurale, avida di scherzi molto chiassosi, nelle vittime restava la vergogna del ridicolo. Generalmente le vittime erano vedove o vedovi, cornute/i, preti e quant'altri.
Nel Rinascimento, il riso, prende tratti grotteschi e burleschi.
Nel periodo rinascimentale si superavano le barriere con l’humor. Le risate rinascimentali arrivano fino a Shakespeare, il suo pensiero sul riso è racchiuso nel motto <<mangia, bevi e divertiti, perché domani sarai morto>>
Mentre nel XIX secolo raggiunge l’apoteosi del nonsenso in un periodo in cui ci si beffa di tutto. Si formano dei club come i Zutisti, gli Irsuti, gli Incoerenti tra cui i Menefreghisti.
Nel 1882 Jules Lévy organizza il salotto degli Incoerenti.
Nel 1914 entra nel quotidiano il riso folle diventando nervoso, espletandosi in diversi movimenti del tempo come il Dada.
Il mondo deve ridere per nascondere la perdita di senso!
Le due guerre mondiali del XX secolo non hanno annientato la voglia di ridere.
Continuando sul percorso, del ridare perché fa bene, troviamo con Roberto Benigni nel 1998 la Schoa affrontata in chiave comica nel film La vita è bella
Mentre Tom Shadyac in Patch Adams fa sapere al mondo l’importanza del ridere e del suo supporto terapeutico in medicina.
La chiesa, si adatta all’umorismo elevandolo alla quarta virtù teologale.
° Il riso è il sole che scaccia l'inverno dal volto umano. (cit Victor Hugo)
Edda Cacchioni
Mantova 19 marzo ore 23,35